La cicuta maggiore (Conium maculatum L., 1753) è una pianta erbacea della famiglia Apiaceae; originaria dell'Europa, è a ciclo biennale e può crescere fino a 1.800 m di altitudine.
Comunemente nota come cicuta, nella storia della Grecia antica è ricordata per aver cagionato la morte per avvelenamento del filosofo Socrate, il quale, accettando lʼingiusta condanna a morte, l'assunse in forma di infuso. Comunque, sulla base dei sintomi descritti da Platone nel Fedone, non solo paralisi e asfissia con arresto cardiaco causati dal Conium, ma altri precedenti come delirio, anestesia e sedazione, è probabile che Socrate avesse bevuto una dose altissima di cicuta, o una mistura di veleni composta di cicuta e molto oppio, e forse datura, addolcita con miele e vino.[1][2][3]
La cicuta è stata ripetutamente usata nella storia come veleno o, in bassissime dosi, per la preparazione di farmaci analgesici e di quelli antispastici, oggi non più in uso.
Conium maculatum è una pianta erbacea con radice carnosa di colore bianco. Presenta un odore sgradevole e nauseabondo, simile all'urina di gatto o di topo, soprattutto quando viene spezzata. Cresce spontanea nelle campagne italiane, dove preferisce i luoghi ben freschi ai bordi delle siepi, nei pressi dei rigagnoli; ai bordi delle strade spesso se ne trovano piccole piantine.
Il fusto, che può raggiungere 1-2 metri di altezza, è cavo, glabro, tipicamente arrossato verso il basso e presenta per tutta la lunghezza delle macchie rosso-vino.
Le foglie possono raggiungere i 50 cm di lunghezza e 40 di larghezza, assumono una forma grosso modo triangolare e sono suddivise al loro interno in un gran numero di foglioline a bordi dentati (foglia composta pennatosetta).
I fiori appaiono generalmente al secondo anno di vita e sono portati in infiorescenze a ombrella di colore bianco. La pianta fiorisce tra aprile e agosto.
Il Conium, così come altre cicute, può essere pericolosamente confuso con piante non velenose, come il prezzemolo selvatico, da cui il nome falso prezzemolo, e il cerfoglio.
Tutta la pianta è notevolmente velenosa e può portare alla morte. Ciò è dovuto alla presenza di almeno cinque diversi alcaloidi: la coniina, la conidrina, la pseudoconidrina, la metilconicina e la coniceina. La coniina, una neurotossina, è l'alcaloide più attivo e agisce a livello delle sinapsi neuromuscolari.
La concentrazione dei principi attivi tossici varia in funzione della parte della pianta, in particolare:
Si ritiene che la dose mortale per un essere umano sia di qualche grammo di frutti verdi. Nell'uomo l'ingestione della cicuta provoca problemi digestivi, paralisi discendente, cefalee e in seguito parestesia, diminuzione della forza muscolare e infine una paralisi ascendente letale.
La pianta è tossica sia per il bestiame sia per l'uomo e per questo motivo viene ignorata dagli erbivori. La dose letale per un cavallo è di circa due chilogrammi di foglie, mentre poco più di mezzo chilogrammo è sufficiente per una vacca. La dose letale per una pecora si aggira intorno ai 200 grammi. Invece i volatili ne sono in genere immuni. Il veleno agisce anche indirettamente, cioè porta ad avvelenamento anche in seguito a ingestione di un animale che se ne era cibato in precedenza.
Con il nome comune di cicuta vengono comunemente indicate anche altre due specie, ciascuna appartenenti a generi differenti:
Cicuta è inoltre un genere che comprende oltre a Cicuta virosa, altre quattro specie:
La cicuta maggiore (Conium maculatum L., 1753) è una pianta erbacea della famiglia Apiaceae; originaria dell'Europa, è a ciclo biennale e può crescere fino a 1.800 m di altitudine.
Comunemente nota come cicuta, nella storia della Grecia antica è ricordata per aver cagionato la morte per avvelenamento del filosofo Socrate, il quale, accettando lʼingiusta condanna a morte, l'assunse in forma di infuso. Comunque, sulla base dei sintomi descritti da Platone nel Fedone, non solo paralisi e asfissia con arresto cardiaco causati dal Conium, ma altri precedenti come delirio, anestesia e sedazione, è probabile che Socrate avesse bevuto una dose altissima di cicuta, o una mistura di veleni composta di cicuta e molto oppio, e forse datura, addolcita con miele e vino.
La cicuta è stata ripetutamente usata nella storia come veleno o, in bassissime dosi, per la preparazione di farmaci analgesici e di quelli antispastici, oggi non più in uso.