Isognathus caricae (Linnaeus, 1758) è un lepidottero appartenente alla famiglia Sphingidae, diffuso in America Meridionale.[1]
Descrizione
Adulto
Nell'aspetto generale ricorda abbastanza Acherontia styx medusa, in particolare nelle sue varianti più scure.[2][3]
È immediatamente distinguibile da tutte le altre specie di Isognathus per la presenza, sull'ala posteriore, di una serie di bande nere lungo le venature.[2][3]
La colorazione di fondo della pagina superiore dell'ala anteriore è brunastra, con linee più scure ondulate, che corrono trasversalmente alle venature.[1][2][3] È inoltre possibile osservare due piccole chiazze arancio-rossastre, connesse tra loro posteriormente rispetto alla cellula discale, oltre ad una macchia basale più ridotta, posta lungo il margine interno.[4]
La pagina inferiore è grigio-brunastra sulla costa e nella metà distale dell'ala, mentre appare di un giallo abbastanza vivo nella parte basale.[3]
L'ala posteriore è tinta di un giallo acceso, tranne per una serie di bande nere marginali che sottolineano le nervature, fino a fondersi in una macchia scura in prossimità dell'angolo anale.[1][2][3][4]
La pagina inferiore, analogamente a quella dell'ala anteriore, mostra una banda costale marroncina, con una fascia nera trasversale, e la tonalità scura continua per tutta la fascia terminale, stemperandosi in un nero più deciso a livello anale; la rimanente parte dell'ala è campita di giallo.[3]
L'apice dell'ala anteriore non è falcato. Il termen è solo lievemente dentellato (più marcatamente nel maschio) e convesso; sulla pagina ventrale risulta più scuro in corrispondenza del tornus.[3]
Le antenne sono filiformi, non clavate e leggermente uncinate alle estremità, con una lunghezza pari a circa la metà della costa.[2][3][4]
Il torace è molto scuro dorsalmente, ma risulta grigio pallido sulla superficie ventrale.[2][3]
L'addome è grigiastro con bande scure sul dorso e sui fianchi, mentre ventralmente assume le stesse tonalità del torace.[2][3]
Nel genitale maschile, la harpe è a forma di spatola, arrotondata all'apice e rivestita di piccoli denti. Le setae apicali dell'edeago sono disposte in doppia fila.[3]
L'apertura alare del maschio è di 94 mm, mentre quella della femmina arriva a 104 mm.[4]
Larva
Il bruco è cilindrico, con capo piccolo e rossastro, seguito da una vistosa macchia giallo-arancione. Il corpo è nero e lucido, privo di peluria, con una macchia rossa irregolare su ogni tergite e varie linee biancastre sul dorso e sui fianchi. È visibile anche una banda gialla o arancione alla base di ogni pseudozampa. Il cornetto caudale sull'ottavo urotergite diparte da una macchia gialla; è lungo e filiforme, di colore nero, e interrotto da una macchia bianca a metà lunghezza.[4]
La colorazione aposematica suggerisce che queste larve possano risultare disgustose per i predatori.[4]
Pupa
Le crisalidi sono adectiche ed obtecte; appaiono nerastre, lucide e striate da linee e bande arancioni, con un cremaster poco sviluppato; si rinvengono entro bozzoli dalle pareti sottili, posti negli strati superficiali della lettiera del sottobosco.[4]
Distribuzione e habitat
L'areale della specie è di tipo neotropicale, comprendendo: la Costa Rica, il Venezuela (fiume Suapure), il Suriname, la Guyana francese (Saint-Laurent-du-Maroni, Saint-Georges-de-l'Oyapock), il Brasile orientale (Bahia, Minas Gerais), il Perù (la Provincia di Cajamarca è il locus typicus della sottospecie I. c. rainermarxi), la Bolivia (Santa Cruz) e l'Argentina (Buenos Aires, Córdoba, Misiones).[1][2][3][4][5][6][7]
Linneo indicò quale locus typicus "Carica Americes".[1]
L'habitat è rappresentato da foreste tropicali, dal livello del mare fino a modeste altitudini.[4]
Biologia
La specie, come le sue congeneri, ha abitudini principalmente crepuscolari. Durante l'accoppiamento, le femmine richiamano i maschi grazie ad un feromone rilasciato da una ghiandola posta all'estremità addominale.[4]
Periodo di volo
La specie è multivoltina, con adulti che sfarfallano in tutti i mesi dell'anno.[4][7]
Alimentazione
Le piante ospiti sono membri delle Apocynaceae, quali:[4][7]
Tassonomia
Sottospecie
Vengono distinte due sottospecie.[3][4][5][6][7]
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Isognathus caricae caricae (Linnaeus, 1758) - Syst. Nat. (Ed. 10) 1: 491 - locus typicus: "Carica Americes"[1]
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Isognathus caricae rainermarxi Eitschberger, 1999 - Ent. Z. 109: 222-227 - Locus typicus: Perù: Cajamarca, Limón, 1800 m, vi-vii.1998[8]
La sottospecie I. c. rainermarxi appare lievemente più grande di quella nominale (circa 10 mm di apertura alare in più). Il colore di fondo dell'ala anteriore è simile a I. c. caricae, ma più pallido, cosicché le linee scure risaltano maggiormente. Le strisce nere lungo le nervature dell'ala posteriore sono più marcate presso la metà della banda terminale, e quasi confluenti, particolarmente nella femmina. Nel maschio, il termen risulta più arrotondato. Il genitale maschile somiglia molto a quello di I. c. caricae, ma con peli più lunghi sul sacculus, una harpe più ridotta, non a forma di spatola sull'apice e munita di dentelli più ampi; le setae apicali dell'edeago sono disposte su due file (una da nove ed una da due). Pure il genitale femminile è molto simile a quello di I. c. caricae, ma con un signum lievemente più corto.[6]
Sinonimi
Sono stati riportati due sinonimi.[3][4][5]
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Sphinx cacus Cramer, 1775 - Uitl. Kapellen 1: 73, tav. 46, fig. E - Locus typicus: Suriname (sinonimo eterotipico)[9]
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Sphinx caricae Linnaeus, 1758 - Syst. Nat. (Edn 10) 1: 491 - Locus typicus: "Carica Americes" (sinonimo omotipico; basionimo)[1]
Note
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^ a b c d e f g h (LA) Carl von Linné, Systema Naturae per Regna Tria Naturae, Secundum Clases, Ordines, Genera, Species, cum Characteribus, Differentiis, Symonymis, Locis. Tomis I (PDF), vol. 1, 10ª ed., Stoccolma, 1758, 491. URL consultato il 25 luglio 2012.
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^ a b c d e f g h i j k l m n CATE Creating a Taxonomic e-Science - Isognathus caricae caricae, su cate-sphingidae.org. URL consultato il 25 luglio 2012 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2012).
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^ a b c d e f g h i j k l m n Silkmoths - Isognathus caricae caricae, su silkmoths.bizland.com. URL consultato il 25 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2012).
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^ a b c Funet, su ftp.funet.fi. URL consultato il 25 luglio 2012.
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^ a b c CATE - Creating a Taxonomic e-Science - Isognathus caricae rainermarxi , su cate-sphingidae.org. URL consultato il 25 luglio 2012.
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^ a b c d Silkmoths - Isognathus caricae rainermarxi, su silkmoths.bizland.com. URL consultato il 25 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2012).
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^ (DE) Ulf Eitschberger, Ein neues Taxon der Gattung Isognathus Felder & Felder 1862 (Lepidoptera: Sphingidae), in Entomologische Zeitschrift, vol. 109, Francoforte, 1999, pp. 222-227.
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^ (NL, FR) Pieter Cramer, De uitlandsche kapellen: voorkomende in de drie waereld-deelen Asia, Africa en America = Papillons exotiques des trois parties du monde, l'Asie, l'Afrique et l'Amérique (PDF), Caspar Stoll, vol. 1, Amsterdam / Utrecht, S. J. Baalde / Barthelemy Wild, 1779 [1775], 73, tav. 46, fig. E, DOI:10.5962/bhl.title.43777. URL consultato il 25 luglio 2012.
Bibliografia
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