I cirripedi (Cirripedia Burmeister, 1834; in inglese "barnacle") sono un'infraclasse di crostacei, appartenente alla sottoclasse dei Thecostraca. Sono esclusivamente marini e comprendono circa un migliaio di specie. Le appendici del torace sono trasformate in cirri che servono per filtrare l'acqua e portare il cibo alla bocca. Possono avere vita libera, e in tal caso aderiscono ad una varietà di substrati, tra cui sporgenze rocciose, scafi e anche balene, oppure essere parassiti in genere di altri artropodi.
Fra i crostacei, i cirripedi sono quelli che più si discostano dallo schema tipico, tant'è che ancora nel XIX secolo venivano confusi con molluschi[1]; da ciò deriva la nomenclatura delle parti del corpo dei cirripedi, simile a quella usata per i molluschi. Le larve cypris sono simili agli ostracodi, con un carapace bivalve[2], il che permise di classificarli come crostacei con una morfologia aberrante.
I rizocefali hanno invece un'anatomia molto semplice, sprovvista di articolazioni o segmentazioni visibili. In comune con gli altri ordini di cirripedi hanno unicamente lo stadio larvale, dato che l'adulto vive come parassita di altri crostacei[3].
Il corpo di un cirripede non parassita è composto da due parti principali: il peduncolo (corrispondente alla testa dell'animale), con cui si fissano al substrato, e il capitolo, che è di solito ricoperto di piastre calcaree e contiene gli organi[4]. A seconda che i cirripedi si servano o meno di un peduncolo per ancorarsi ai diversi substrati, essi vengono denominati:
I balani hanno il carapace (muraglia) formato di solito da 6 o 8 piastre calcaree e un'apertura subcircolare che all'occorrenza può essere chiusa da un opercolo composto di quattro pezzi denominati terga e scuta (i Verrucomorpha hanno un solo tergo e un solo scuto)[3].
Nei cirripedi le appendici sono molto ridotte, le antenne vengono impiegate dalla larva cypris per fissarsi al substrato e sono dunque invisibili nell'adulto, in cui esistono solo sei paia di arti toracici, trasformati in cirri biforcuti e impiegati per la nutrizione per filtrazione[3][4].
I cirripedi hanno taglia abbastanza grande, di solito compresa tra 0,5 e 5 cm[3].
I cirripedi senza peduncolo ricoprono di solito ogni tipo di litorale roccioso, mentre quelli peduncolati preferiscono aree più esposte al mare o oggetti galleggianti. Esistono anche diverse specie che sono commensali su altri organismi come granchi, tartarughe marine o cetacei. Oltre a questi due tipi di cirripedi, ve ne è un terzo: sono detti "amorfi" o Verrucomorpha. Questi ultimi sono simili ai balani ma hanno carapace asimmetrico e di solito vivono in acque profonde[3][4].
Alcuni generi di Sessilia, come Chthamalus, vivono nella zona sopralitorale, quindi perennemente fuor d'acqua ed esposti solo agli spruzzi delle onde[3].
I rhizocefali si sviluppano all'interno dell'ospite, con unicamente l'apparato riproduttore che fuoriesce[4].
Spesso i cirripedi formano colonie numerosissime composte da migliaia di individui[4].
I cirripedi hanno due stadi larvali planctonici distinti:
Una volta raggiunta la forma adulta, continuano a depositare carbonato di calcio sulle piastre del carapace. Durante il resto della loro vita, i cirripedi a vita libera sono sessili e si alimentano filtrando plancton con le appendici. I cirripedi sono ermafroditi ed alternano i periodi in cui si riproducono come femmine e come maschi. L'autofecondazione è però molto rara[5]. La fecondazione è interna ed avviene attraverso un lungo pene che raggiunge gli individui vicini. Le uova vengono incubate nel carapace e vengono liberati direttamente dei naupli. La muta avviene regolarmente ma non riguarda le piastre calcaree[4].
Nei Rhizocephala il maschio è minuscolo e vive a sua volta come parassita della femmina[3].
I cirripedi producono grandi quantità di larve e le loro fasi pelagiche costituiscono stagionalmente una componente predominante dello zooplancton costiero[5].
Lo schema proposto da Martin e Davis situa l'infraclasse Cirripedia come sottoclasse di Thecostraca e con tre superordini[6]:
Infraclasse Cirripedia Burmeister, 1834
Lo studio dei fossili di Cirripedia è stato largamente approfondito da Charles Darwin[7], che ne ha classificato numerose specie, confermando che questi animali hanno una lunga storia geologica che permette di valutare le specie contemporanee. Darwin iniziò a raccogliere esemplari sudamericani, per poi spostarsi su esemplari europei, principalmente del Cretaceo. Le deduzioni da lui tratte durante i suoi 8 anni sui cirripedi, sono valide a tutt'oggi. Darwin scrisse che molti scalpellidi erano apparsi nel Giurassico, per poi diffondersi estensivamente nel Cretacico, raggiungendo il massimo durante il Triassico; la linea dell'evoluzione da una specie all'altra è identificabile così come la vicinanza fra specie e generi di cirripedi[7].
Withers ha pubblicato numerosi articoli sui fossili di cirripedi, stabilendo una base di 22000 esemplari classificati in 217 specie che ne illustra la storia tassonomica[8].
I primi reperti fossili riconducibili ai Cirripedia sono molto antichi, provenendo da Priscansermarinus del Cambriano medio (sui 500 milioni di anni fa)[9], ma non vi sono resti scheletrici fino al Neogene (l'era più recente, gli ultimi 20 milioni di anni)[10]. Tracce fossili lasciate da specie di Acrothoracica (Rogerella) sono abbastanza comuni e databili dal Devoniano ad oggi.
Nello studio dei paleo-mari, i fossili di cirripedi servono a valutarne la profondità: il grado di usura del fossile indica la distanza sulla quale è stato trasportato, suggerendo che l'animale viveva in acque poco profonde per poi rompersi quando è stato portato dalle correnti a profondità maggiori. Lo stato dei fossili e il danno subito portano quindi informazioni sulla storia tettonica della regione[10].
Altri fossili di cirripedi sono serviti da punti di riferimento per la classificazione, come l'Archaeolepas redtenbacheri (Germania), il Praelepas jaworski del Carbonifero (Russia), il Brachylepas naissanti o il Cyprilepas Holmi del Siluriano superiore (Estonia).
Megabalanus del Messiniano, limato dalla sabbia e poi fossilizzato.
Tra i cirripedi vi sono alcune specie commestibili, consumate soprattutto in Spagna e Portogallo, come Pollicipes cornucopia e Austromegabalanus psittacus. L'importanza dei cirripedi è però soprattutto relativa alle incrostazioni che producono sulla carena delle navi compromettendone le prestazioni e aumentando il consumo di carburante[4].
I cirripedi (Cirripedia Burmeister, 1834; in inglese "barnacle") sono un'infraclasse di crostacei, appartenente alla sottoclasse dei Thecostraca. Sono esclusivamente marini e comprendono circa un migliaio di specie. Le appendici del torace sono trasformate in cirri che servono per filtrare l'acqua e portare il cibo alla bocca. Possono avere vita libera, e in tal caso aderiscono ad una varietà di substrati, tra cui sporgenze rocciose, scafi e anche balene, oppure essere parassiti in genere di altri artropodi.