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Abies fabri (Mast.) Craib

Abies fabri ( Italiano )

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Abies fabri (Mast.) Craib, 1920, è una specie di abete originaria della Cina.[1]

Etimologia

Il nome generico Abies, utilizzato già dai latini, potrebbe, secondo un'interpretazione etimologica, derivare dalla parola greca ἄβιος = longevo.[2] Il nome specifico fabri fu assegnato in onore di Ernst Faber, missionario tedesco nella Cina del XIX secolo e collezionista di specie botaniche, tra le quali A. fabri.[3]

Descrizione

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Strobili femminili.

Albero alto fino a 40 m, con tronco che può raggiungere 1 m di diametro. La corteccia è grigia o grigio scura tendente a disporsi a falde con la maturità. I rami secondari, glabri o lievemente pubescenti, sono marrone chiari o giallo-marroni da giovani, e divengono marroni-grigi al secondo o terzo anno di età.[4] Le gemme sono di forma conica-ovoidale, piccole, resinose, con perule giallo porpora, ad apice ottuso.[3]

Le foglie sono aghiformi, lucide, di colore verde, lunghe fino a 3 cm, disposte a pettine in due file laterali, con margine revoluto e apice ottuso.[4]

Gli strobili femminili, blu purpurei da immaturi, marroni purpurei a maturazione, sono ovoidali-cilindrici con apice ottuso, lunghi 6-11 cm e larghi fino a 4,5 cm, con corto peduncolo; le scaglie sono di forma a trapezio, lunghe 2 cm, larghe 2,4 cm, a margine auricolato. I semi, ellissoidali, lunghi circa 16 mm, con ali marroni scure cuneate, maturano in ottobre.[4] Gli strobili maschili sono lunghi 2-3,5 cm, gialli con microsporofilli viola; l'impollinazione avviene in maggio.[4]

Distribuzione e habitat

Specie endemica della parte occidentale della provincia del Sichuan in Cina, e in particolare del Monte Emei, si rinviene a quote montane comprese tra i 2.000 e i 3.100 m, dove il clima è freddo e umido con precipitazioni annue superiori ai 2.000 mm. Sono presenti boschi puri, ma più frequentemente misti in associazione con Picea likiangensis, Tsuga chinensis e Larix potaninii.[1]

Tassonomia

È accettata la seguente sottospecie:[5]

Usi

Non di utilizzo comune, rispetto ad altre conifere. Anche la coltivazione per uso ornamentale in orti e giardini botanici è poco praticata.[3]

Conservazione

Con un areale ristretto, e un declino stimato maggiore del 30 % nell'ultimo secolo e mezzo, A. fabri è classificato tra le specie vulnerabili al rischio di estinzione nella Lista rossa IUCN. L'area del Monte Emei è attualmente protetta, ma altre popolazioni sono ancora soggette al taglio intensivo dei boschi; inoltre un rischio maggiore è causato dalle piogge acide provocate dalla vicinanza della zona industriale di Chengdu.[1]

Note

  1. ^ a b c d (EN) Xiang, Q. & Rushforth, K. 2013., Abies fabri, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Pier Luigi Nimis, Nevio Agostini, Marco Verdecchia e Elias Ceccarelli, Guida agli alberi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (PDF), su Dryades project Dipartimento di Scienze della Vita Università di Trieste, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. URL consultato il 21 marzo 2019.
  3. ^ a b c (EN) Aljos Farjon, A Handbook of the World's Conifers (2 vols.), Brill, 2010, pp. 79-80. URL consultato il 12 dicembre 2016.
  4. ^ a b c d (EN) Abies fabri, su The Gymnosperm Database. URL consultato il 12 dicembre 2016.
  5. ^ (EN) Abies fabri (Mast.) Craib, in Plants of the World Online, Board of Trustees of the Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 26/4/2020.

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Abies fabri: Brief Summary ( Italiano )

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